Il ritorno alla vita semplice di Van Gogh

Un anno prima di suicidarsi con un colpo di pistola al petto (ma poi, fu veramente suicidio o piuttosto un fatale incidente?) il pittore Vincent Van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) dipinse questa tela Natura morta con tavolo da disegno, pipa, cipolle e cera (misura dell’olio su tela, 50 x 64 cm). Era appena rientrato dall’ospedale dopo essersi tagliato il lobo dell’orecchio, una lacerazione autoinflittasi dopo la partenza dell’amico e collega Paul Gauguin da Arles. Un’esistenza sempre più solitaria, la sua, caratterizzata da ricoveri ripetuti e una condotta in bilico tra depressione ed ebbri momenti di felicità. La tela, in effetti, riprende diversi oggetti, tutti disposti con cura, tutti fortemente autobiografici: il sacchetto di tabacco e la pipa rimandano alla propria persona; le cipolle, la brocca d’acqua e la bottiglia di vino vuota rappresentano il proposito di tornare a una vita più semplice, una condotta disciplinata. La lettera intestata al pittore, e con vicino il cerino spento e la ceralacca, rimanda alle preoccupazioni di Theo (il fratello di Van Gogh), mentre la candela accesa nella bugia, e il libro di medicina di Raspail, sono riferimenti a Gauguin lontano e alla recente malattia. L’attività di Van Gogh è stata breve e intensa. I suoi quadri più famosi furono realizzati nel breve giro di quattro o cinque anni. Egli, tuttavia, in vita non ottenne alcun riconoscimento o apprezzamento per la sua attività di pittore. Solo una volta apparve un articolo su di lui, e solo una volta riuscì a vendere un suo quadro. Dopo la sua morte ne iniziò la riscoperta, fino a farne uno degli artisti più famosi di tutti i tempi nonchè il precursore dell’arte moderna.

Il dipinto è oggi conservato al Museo Kröller-Müller di Otterlo.